In forma d’acqua – Lorenzo Lazzeri

Dal 10 settembre al 6 ottobre 2016

Spero innanzitutto di aver dimostrato che esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo che esiste una leggerezza della frivolezza, anzi la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca.
ITALO CALVINO, Lezioni americane

E lui, a sua volta mi fece una domanda. “Qual è la forma dell’acqua?”. “Ma l’acqua non ha forma” dissi ridendo: “Piglia la forma che le viene data”
ANDREA CAMILLERI, La forma dell’acqua

Un’ironia sottile e divertita permea le visioni ittiche di Lorenzo Lazzeri, caratterizzate da guizzanti pesciolini opalescenti che emergono dallo sfondo bianco.
La bellezza e l’armonia delle forme di questi piccoli animali, ripresi nell’immobilità totale o nel movimento più spregiudicato, ci cattura con la forza seducente di riflessi cangianti e trasparenze traslucide, con l’equilibrio di sapienti rapporti euritmici.
Così, giocando con titoli allusivi e umoristici, Lazzeri ci sciorina sardine “accumulate” e “accomunate” dalla sorte, nella fissità della loro esposizione, quali campionari o codici a barre, oppure immagini pescose e sguscianti, vortici concentrici e sfere centripete, orde fameliche all’inseguimento di inermi pesciolini rossi, che divengono bersagli mobili in un improbabile tiro a segno.
E ancora fughe euforiche, fiumane briose e sfreccianti, moltitudini irrequiete, masse sovrapposte e simbiosi pacate, tuffi flessuosi, accordi musicali e movimenti ondivaghi, pesci argentei arrestati nella staticità illusoria di stupenti trompe-l’oeil, dentro le cassette di polistirolo.
Il banco di pesci è la sicurezza sociale dell’appartenenza a un gruppo? I branchi di sardine rappresentano il microcosmo nel macrocosmo, il particolare nell’universale, il finito nell’infinito mare, l’occasionalità nell’eterno? O semplicemente la quotidianità della vita familiare, gli affetti, l’amicizia?
E il pesce rosso? Rappresenta l’elemento eversivo e disturbante, diverso? Oppure, con la sua nota cromatica discordante, la festa, la giocosità, la sorpresa? In realtà la leggerezza del gioco e dell’apparenza ingannevole prende corpo in alcune opere nelle quali Lazzeri ci sorprende: inaspettatamente sotto i nostri
occhi piccoli pesci inguainano umide sagome umane, oppure ne ricoprono le forme abbozzate e quasi bagnate.
La figura del pesce sottile e lucido diventa un elemento grafico, un segno pittorico, una cifra stilistica caratterizzante l’alfabeto formale di Lazzeri: è il segmento portante della forma spaziale, è la scansione ritmica e cromatica della composizione. Così il bianco dello sfondo diventa il colore dell’essenza e del silenzio, dell’atemporalità, è la rappresentazione dell’acqua, pura e viva.
Ma quale forma ha l’acqua?
“In forma d’acqua” nasce dall’impronta che un acquerello lascia su una vecchia carta bagnata. E’ il trasferimento dalla tela di una realtà che sulla carta diventa un’impressione, un’impronta liquida, fluida e impalpabile, accennata e vibrante.
Davanti a noi sono figure indefinite e fugaci come spettri, sussurrate e sfumate, tenui visioni di un’apparenza solitaria e malinconica. Svaporano come ombre evanescenti, in un’allusività ambigua e misteriosa.
Poi l’enigma viene svelato: si offrono alla nostra vista le figure umane rivestite da segni ittiformi e ci colpiscono pesci di alluminio che emergono lucenti e
tridimensionali dal foglio.
Lazzeri ha nuovamente giocato con noi: ci manifesta il suo segreto, l’antidoto per sfuggire alla pesantezza, inerzia e opacità del mondo, di calviniana memoria:
Leggerezza Dinamicità e Luminosità.

ELENA BASTELLI

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