Oltre il muro del sonno – Alessandro Guidotti

Dal 8 al 22 novembre 2014

LA PORTA DEI SOGNI

Bussa alla porta dei sogni per indagare il senso della realtà e per dare un aspetto alle cose che più lo colpiscono, ad esempio esseri che non sono, ma che appaiono. Alessandro Guidotti pare seguire le tracce che si innervano nelle stratificazioni della vita, come a voler rimarcare l’ambiguità fra dato reale e fantasia, per cui insegue le emersioni segniche che evocano altro, i tratti di un mondo indistinto, l’invisibile che lascia spazio all’invenzione. Egli si muove sul terreno dell’inconscio dando voce alle emozioni, corre in un territorio surreale e onirico dove l’inquietudine si insinua con un senso di misteriosa attesa e di trepido stupore. La vita per Guidotti è fatta di scorci immaginifici, di frammenti d’ombra, di dettagli temporali. Bussa alla porta dei sogni per dare significato a ciò che si presenta con esasperato rilievo alla sua mente. I sogni abitano nello studio che raggiunge dopo essersi arrampicato lungo una ripida scaletta con gradini di graniglia da affrontare tenendo i piedi di traverso. In questo rifugio gli capita di raccontare a se stesso gli intrecci delle storie che ha immaginato scrutando una strada deserta o osservando gli occhi di una ragazza conosciuta solo nel ricordo. La porta dei sogni si apre su un rettangolo occupato, oltre che da memorie, da una miriade di oggetti particolari: un esercito di tubetti di colore, tele e cornici, ritratti, farfalle, scatole e calchi di terracotta; c’è, in un angolo che prende luce da una finestra su un cortile, una macchina per cucire Singer dotata di pedaliera. E’ qui, in questa stanza, davanti a un cavalletto che si propone come pigmentato padrone dell’ambiente, che Guidotti dà valore all’esperienza onirica, alle pulsioni dell’inconscio e dell’istinto come si addice a chi fa del sogno e dell’immaginazione materia da trattare secondo una particolare connotazione esistenziale, fino alla realizzazione di lavori dove la manualità tende a unirsi alla ricerca e al possibile conseguimento di una sigla personale.

Alessandro Guidotti è un giovane artista il quale, nell’arrampicarsi lungo la scaletta che porta allo studio, crede di mettersi al sicuro, di poter inventariare con tranquillità il proprio modo di intendere l’arte e l’esistenza. Penombra e silenzio sono importanti, supporto di un sentire che spinge a indagare gli aspetti nascosti del vivere e a soppesare il vero al di là delle apparenze. Fuori una vecchia strada taglia un mondo grigio, un po’ desolato.

La visita alla casa di Guidotti avvenne una sera d’ottobre, il più della gente si era ritirata, qualche bar dava lustro alla propria insegna dando forza al neon. Poco distante dallo studio un davanzale era ancora coperto da gerani purpurei, il che al pittore non doveva interessare. Al centro del suo c’è la figura umana. Sparsi nello studio, molti ritratti, nonché nudi di donna, immagini realizzate con uso prevalente del nero, volti dai colori soffusi e sfumati, oppure, raffigurazioni quali storie raccontate a se stesso dopo aver guardato negli occhi una ragazza. Ogni giorno Guidotti bussa alla porta dei sogni per aggiungere al film che sta vivendo i toni di un fantastico, remoto sentimento assieme alla trattazione del proprio tempo in chiave di misteriosa declinazione.

Franco Basile

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