Thàuma – Angelo Palazzini

Dal 8 aprile al 13 maggio 2017

Angelo Palazzini è un artista vero, lo è per l’impronta personale, maturata in anni di intenso, sofferto lavoro, che gli ha permesso di coniugare il rigore delle form con una propria solidità linguistica, grammaticalmente ordinata. Una tecnica espressiva di finissimo artigianato, che ha necessità di lentezza, di giorni.

Un artigianato dell’anima, che sedimenta e fiorisce, viene alla luce in modo magico, di cui, cioè, non è possibile dare spiegazzioni persuasive. La sua è una pittura fatta di strati succesivi di materia, sovrapposti o voluttuosamente combinati, per ottenere effetti cromatici stranianti, singolari oppure geometriche, intense macchie di puro colore, ovvero con un’unica lunghezza d’onda nello spettro percettivo. Il risultato è una tela compatta, liscia e consistente allo stesso tempo, con una coloristica intensa, con tinte diverse e con un timbro originale.

Angelo Palazzini è un artista vero perché ha sperimentato la bizzarra relazione tra il sé e il mondo, propria di ogni forma d’arte: egli attinge alla profondità inconoscibile della vita, la sua vita, traslando per noi, attraverso la materia, quella verità, che è verità comune. La sua arte vanta una spirale di cromosomi illustri: dalla pittura senese del Trecento, coi suoi fondi compatti, ai misteri onirici dei surrealisti, alla metafisica, dove il tempo si ferma, cristallizza in residenze signorili, sorprendenti cassettiere chiese barocche, fabbriche, navi…
Lì abitano personaggi vari, uomini e donne, cani e caffettiere, pinocchi e cagnolini, aviatori e prostitute, che nel silenzio partecipano all’avventura dell’esistenza. Recitando ciascuno la propria vicenda, consapevoli, forse, del ruolo che il dio Fato ha loro assegnato.

Come i personaggi di un celebree romanzo di Thornton Wilder, Il ponte di Saint Rey, anche quelli di Palazzini non hanno legami tra di loro, si ritrovano nella stessa casa, nella stessa piazza o nello stesso treno nel momento cruciale in cui sembra stia per accadere qualcosa. Assistiamo alla messa in scena del destino, che dall’antichità ad oggi, trasversalmente alle letterature, è una fonte inesauribile di ironia. Davanti a un’opera di Palazzini, come nella cornice di un teatro, scorgiamo rappresentato un dramma ironico d’accenti verdiani, tipici di una certa sensibilità padana. Approfondendo la sua poetica scopriamo che su tutto prevale la dimensione del gioco che, non perseguendo alcun fine esterno a sè stessa, rende gli uomini liberi.

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