Quando il Design incontra l’arte – Giorgio Celiberti

Dal 17 settembre al 17 ottobre 2011

Quando il design incontra l’arte. Giorgio Celiberti per Midj, questo è il titolo scelto per la mostra che l’Associazione artistico culturale Il Ponte (Via Ponte Nuovo, 23 h, 40066 Pieve di Cento, Bologna) dedica dal 17 settembre al 17 ottobre a Giorgio Celiberti. La volontà dell’Associazione è di omaggiare uno tra i maggiori artisti italiani che hanno saputo conquistarsi uno spazio autonomo e ormai storicizzato come Giorgio Celiberti partecipe quest’ anno per la quinta volta alla Biennale di Venezia e di presentare la serie di mobili realizzati dall’artista per la Midj.

I pezzi che il Maestro Giorgio Celiberti ha creato per Midj sono purissima Arte. Privi di eccessi, di allegorie, di forme aggiunte, rappresentano linee perfette e inalterabili dal tempo. L’eleganza di oggetti unici e numerati, creati uno per uno, certificati e siglati nella loro perfezione dal Maestro stesso. Le perfette fusioni in alluminio, alchemica armonia di metallo e fuoco, riportano segni e simboli dell’eterno farsi del vivere. Lettere, numeri, simboli grafici,graffiti, croci e cuori, raccontano con incisività e intensità narrazioni “altre” che vi apparterranno per sempre. Destinate agli ambienti più raffinati ed esclusivi, affrontano con orgoglio l’occhio esperto abituato al lusso degli arredamenti a cinque stelle e ne raccolgono lo sguardo compiaciuto e ammirato. Rappresentano il piacere assoluto di farsi circondare dall’arte.

Celiberti comincia a dipingere giovanissimo. Come un giovane ribelle tipico del nostro dopoguerra non segue il lavoro del padre ma si dedica alla pittura. Sulle orme dello zio Modotto, uno dei maggiori pittori degli anni Trenta dedica la propria vita all’arte.

Scopre un po’ per caso un po’ per destino la propria vena artistica che coltiva dall’età di dodici anni dipingendo ritratti e paesaggi en plain air.

Dopo un periodo di studi al Liceo Artistico di Venezia entra nell’atelier di Emilio Vedova e qui vi resterà per ben sei anni lavorando autonomamente e indipendentemente dall’amato amico.

Nel 1948 partecipa per la prima volta alla Biennale, è lo stesso Vedova a comunicargli che è stato invitato. È l’artista più giovane ad aver mai partecipato.

La seconda metà degli anni Sessanta segnano la progressiva maturazione della sua poetica che vede il definitivo abbandono della figurazione e l’affiorare con sempre maggior forza di tematiche prima legate alla sofferenza poi al mondo animale e vegetale. Iniziano così i cicli di Terezin, degli Uccelli e dei Fiori Fossili, delle Farfalle che lo accompagnano per tutto gli anni Settanta e oltre dove la materia irrompe con tutta la sua energia.

A partire dagli anni Sessanta si dedica anche alla scultura. La sua attività creativa si è sempre caratterizzata, per un originale simbiosi tra l’espressione plastica e pittorica. Le prime opere in bronzo, in pietra e in ceramica sono dedicate ai temi monumentali dei Cavalli e Cavalieri, seguiti da una galleria faunistica: Gatti, Uccelli, Capre. In affinità con le tematiche “Archeologiche” della pittura, nascono le Schegge, le Stele, che ricordano remote pietre tombali incise di enigmatiche iscrizioni simili a lacerti di civiltà perdute.

Gli anni Sessanta segnano per Celiberti l’affermazione sul panorama artistico nazionale. Data infatti al 1963 la prima personale negli Stati Uniti alla Gallery ’63 di New York. Seguono esposizioni a Roma, Torino, Venezia, Padova, Amsterdam, Tel Aviv, Los Angeles, Düsseldorf, Toronto, Vienna, Monaco di Baviera.

Da allora è un susseguirsi di successi commerciali e di critica. Di lui hanno scritto numerose personalità del mondo dell’arte e della cultura, tra gli altri Vittorio Sgarbi, Marcello Venturoli, Marco Goldin, Giorgio Di Genova; del suo lavoro si sono interessate a più riprese le maggiori testate nazionali e di settore.

La stessa cifra poetica e perizia tecnica che mette nel suo lavoro di pittore e scultore è riconoscibile nei mobili e complementi d’arredo realizzati per la Midj. Egli è un poeta che rende partecipe lo spettatore di sensazioni, emozioni, stati d’animo non solo attraverso una cifra stilistica personale, e immediatamente riconoscibile ma anche grazie, alla sua personalità che è dentro già dalle prime opere dolcezza e irruenza insieme.

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