Sergio Zanni

Sergio Zanni

Nasce il 22 maggio 1942 a Ferrara, dove insegna all’Istituto d’Arte “Dosso Dossi” e svolge il “mestiere” di scultore nel suo studio, nel vecchio centro storico. Una struggente, forse inspiegabile nostalgia, lo porta negli anni 50, quelli del secondo dopoguerra, a cercare, quasi maniacalmente tra le sabbie di Porto Garibaldi, tra i bunker invasi e ripiegati dal mare, i segni di una tragica storia appena trascorsa.

Zanni cercava tracce o messaggi lasciati da eroi di chissa’ quale impero decaduto cercava testimonianze consumate da un tempo storicamente vicino, ma psicologicamente cosi’ lontano da apparirgli mitico. Furono momenti emotivi che ancora oggi conservano una particolare intensita’ e, alla luce dell’attuali esperienze e nel contesto della sua ricerca, forse sono utili per indicare segnali delle sue scelte successive. Piccoli segni di un grande, drammatico evento storico appena compiuto, che contribuirono a fargli maturare la volonta’ di comprendere le radici del tempo, nella natura, dell’uomo Sedicenne, passava il suo tempo a dipingere in una vecchia stanza del centro storico ferrarese, verso i ventitre anni, dopo aver dipinto anche quadri di un certo valore artistico, decise di smettere; si accorse di usare il colore come supporto, come materia per rifinire le forme. Era giunto il momento di passare alla scultura.

Comincio’ usando un materiale che odiava, la scagliola, questa la cospargeva, liquida, su strutture di fili di zinco e reti metalliche. Ne risultava, tecnicamente, un rapporto precario e maledetto tra dimensione e fragilita’ delle forme “animali e figure umanizzate ” che volle definire “mostri meccanici” .La fusione in bronzo restava il suo sogno. Con l’inizio dell’insegnamento passo’ alla terra creta, disponibile nei laboratori, pur considerandola ancora elemento materiale per la costruzione del prototipo, da realizzare poi in cemento, o in bronzo .Soltanto il tempo lo convinse della bonta’ espressiva della terra e, agli inizi degli anni 80, comprese di aver trovato il materiale che gli suggeriva e permetteva un linguaggio personale e completo. La terra creta poteva benissimo svolgere le funzioni di tutti gli altri materiali, ma non poteva essere imitata nelle sue illimitate preziosita’ naturali.

L’avventura sulla “terra” continua tutt’oggi. La lavorazione della superficie a terra liquida offre altresi’ la possibilita’ di recuperare l’esperienza pittorica e di coniugare forme e contenuti dell’opera in perfetta sintonia con la sua formazione artistica e culturale. Zanni ha capito l’animo che guida l’esploratore. Il suo “mestiere” gli permette viaggi continui alla scoperta di “terre sconosciute”.

 

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